La Centenaria by Stefania Cenciarelli

La Centenaria by Stefania Cenciarelli

autore:Stefania Cenciarelli [Cenciarelli, Stefania]
La lingua: ita
Format: epub
editore: elemento 115
pubblicato: 2024-01-14T23:00:00+00:00


12 Il sestante e le maree

A Occhi Asciutti piaceva osservare il Vecchio dall’alto.

Lui trascorreva molto del suo tempo in un ozio apparente, che tuttavia sembrava portarlo lontano col pensiero. Ogni tanto scriveva su un quadernetto che teneva in tasca, a volte sembrava vi disegnasse, a volte tornava indietro per rileggere i suoi appunti.

Un giorno, dopo esser salito su un’altura poco distante dalla loro casa (Il Baobab sapeva diventare casa molto presto), tirò fuori un attrezzo che lei non aveva mai visto. L’unica cosa che avrebbe potuto dire è che era di metallo, giacché luccicava, e aveva un forma strana, non facile da descrivere, che sembrava inadatta a qualunque uso.

Eppure il Vecchio lo maneggiava con destrezza, lo alzava, lo abbassava, vi guardava attraverso e aggiustava strane leve a forma di freccia, che, con ogni evidenza, avevano una funzione. Il Vecchio presto si accorse che la curiosità della donna era troppa per essere contenuta e le mandò da lontano un saluto, alzando l’oggetto come a dire “Vieni che ti faccio vedere”.

Era il segno di un futuro che si manifestava?

Se così era, questa volta toccava a lei muoversi.

Arrivò nei pressi del Baobab in un inconsueto stato d’ansia. Forse perché era la prima volta che prendeva un’iniziativa in autonomia, o perché intorno all’albero sentiva il misto di odori pungenti, in cui ancora le sembrava di poter distinguere quello della pelle tumida del Moro, oppure semplicemente perché era notte inoltrata e temeva di aver sbagliato ad arrivare a quell’ora, in cui forse il Vecchio dormiva beatamente.

Invece, appena uscì dal sentiero che accede alla radura, lo distinse nel buio, perché il denso manto stellato era interrotto dalla sagoma del suo corpo eretto, con il suo strumento puntato verso un cielo senza Luna, perfetto per guardare le stelle.

Quando la vide nemmeno la salutò (dato che non conoscevano i loro nomi), cominciando subito a spiegare che l’oggetto era un sestante, un’invenzione di popoli antichissimi, che avevano trovato il modo di determinare la propria posizione con il solo riferimento di un corpo celeste e del reticolo immaginario dei paralleli che suddivide la superficie terrestre. Grazie a questo strumento audaci navigatori solcarono i mari alla scoperta di nuove terre. E lo stesso strumento consentì loro di ritornare a casa. Furono gli Arabi, espertissimi matematici, ad aumentarne la precisione e ampliarne l’utilità nella nautica, continuò il Vecchio, sfruttando il principio della “doppia riflessione” di quello che, di fatto, era un goniometro.

Lei capì ben poco, ma non aveva alcuna importanza, perché la cosa che la entusiasmava era che il Vecchio conoscesse il modo di misurare il nesso spaziale tra gli astri, la Terra e gli esseri umani. E soprattutto che una freccia puntata verso il cielo consentisse di trovare la giusta direzione e tenere dritta la barra dei naviganti.

In quel momento sentì per quel Vecchio la stessa gratitudine che provò per il suo Padrone quando le regalò lo specchio e fu invasa dalla stessa sorpresa eccitazione, di quando quell’oggetto magico, le restituì per la prima volta la sua immagine di bambina felice.

Prese l’abitudine di scendere spesso dai due Vecchi.



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